16.1.10

II Domenica tempo ordinario - ANNO C

Domenica 17 Gennaio 2010

Isaia 62,1-5 Gioirà lo sposo per la sposa
Salmo 95 Rit.: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore
1 Corinti 12,4-11 L'unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole
Giovanni 2,1-12 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù


1. Seguire Gesù
Dopo il Battesimo del Signore, inizia il cammino del tempo ordinario.
Nelle letture di domenica scorsa, festa del Battesimo del Signore, Gesù è presentato come il “Figlio amato”, da ascoltare. In questa seconda domenica del T.O., il tema è ulteriormente sviluppato, e Gesù, in particolare, è indicato come colui da seguire, nel cammino ordinario della vita.
Dopo che il Padre stesso lo ha in qualche modo manifestato, sono adesso altri uomini a mostrarcelo come degno di fede e di sequela.
In questo senso la scelta della Liturgia, che, pur facendoci seguire in lettura continua i tre Vangeli sinottici in ciascuno dei tre anni liturgici, propone per la prima domenica del tempo ordinario un brano del Vangelo di Giovanni. In particolare, negli anni A e B è Giovanni Battista ad indicare Gesù come “Agnello di Dio” e ad invitare i suoi discepoli – tutti noi - a seguirlo.
Nell’anno C, il brano prescelto delle nozze di Cana ci mostra una figura che compie la stessa azione ma in modo diverso: è Maria, sua madre, che sembra quasi spingere Gesù a “manifestare la sua gloria” davanti ai discepoli, che infatti, si dice, “credettero in Lui”.

2. La manifestazione
La figura di Maria è fondamentale nel brano, che si apre proprio sottolineando la sua presenza alle nozze; dalla successione del testo (nel testo originale: “Ora, fu invitato anche Gesù”) pare quasi che la stessa presenza di Gesù sia conseguenza dell’invito alla madre.
Altri particolari ci parlano della manifestazione di Gesù: certamente il vs. 11, che esplicitamente indica questo come “l’inizio dei segni” con cui Gesù “manifestò la sua gloria”, ma anche il successivo vs. 12.
Il riferimento alla città di Cafarnao, la città più importante della Galilea, rappresenta, per tutti i Vangeli, l’inizio della predicazione pubblica di Gesù (Mt. 4,13; Mc 1,21; Lc. 4,31) e dei suoi miracoli, tanto che san Matteo lega a tali fatti la famosa profezia di Isaia sulla “Galilea delle genti” (Mt.4,15-16).
Anche l’Evangelista san Giovanni precisa come Cana sia solo “l’inizio” dei segni.

3. La nuova Alleanza
La manifestazione, dicevamo, sembra sollecitata da Maria: il testo porta a chiedersi quanto sapesse la madre della missione del Figlio.
La domanda, ma soprattutto la risposta di Gesù sembra suggerire che Maria sappia e stia già pensando ad un altro vino, al gesto che Gesù farà nell’ultima Cena, quando giungerà la sua “ora”.
Comunque sia, la Beata Vergine, rivolgendo ai servi la frase “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” rimette tutto alla volontà del Figlio, sottomettendosi al piano di Dio; al tempo stesso, però, non rinunciando all’amorosa sollecitudine verso Gesù, affinché Egli faccia qualcosa (“qualsiasi cosa”) per gli uomini.
E in tal modo trova risposta a tutto: non solo perché Gesù compie effettivamente il segno, ed inizia con esso la sua rivelazione, ma anche perché la parola “vino” non si troverà più in tutto il Vangelo di Giovanni, se non legata a questo miracolo (Gv. 4,46).
Certo Gesù parlerà esplicitamente del suo sangue (Gv. 6,53-56), però con questo miracolo Gesù ci vuole rappresentare la realtà della nuova Alleanza.
Il senso del passaggio dal vecchio al nuovo è dato anche dal riferimento alle anfore per la purificazione rituale dei Giudei. Esse rappresentano l’antica Alleanza, ove ci si purificava con acqua; il vino nuovo è la nuova Alleanza di Gesù. Riecheggia sia la predicazione di Giovanni Battista, che battezza “con acqua soltanto” in attesa di Colui che battezzerà in Spirito, sia le parole di Gesù stesso sul vino nuovo.

4. Ti sposerà Dio
La nuova Alleanza è un nuovo rapporto di Dio con gli uomini, è Dio che ama gli uomini e diventa tutt’uno con loro… come un matrimonio. Le nozze di Cana sono anche le nozze di Dio con il suo popolo.
Questa chiave interpretativa emerge prepotentemente nella Prima Lettura, in cui il Profeta non si dà pace, “per amore”, finché non sia realizzato un altro Amore: quello appunto di Dio con il suo popolo. E’ la vera novità (il “nome nuovo”) da contemplare, ed è una realtà da annunciare alle genti.
Gli ultimi versetti della Lettura ci descrivono l’amore bellissimo e totale di questo sposalizio, che dà gioia, toglie la solitudine, rende ognuno orgoglioso dell’altro e porta ad un contagioso annuncio.
In modo forse meno poetico e più didascalico, ma non per questo meno intenso, san Paolo descrive, nella Seconda Lettura, la stessa realtà.
Il brano, nel suo contesto originale volto a cercare l’unità in una comunità cristiana divisa, letto nel tema di questa domenica assume una luce diversa ed altrettanto significativa.
Nella Chiesa, espressione della nuova realtà descritta, l’unione tra Dio e l’uomo si realizza attraverso lo Spirito Santo, ed è così intensa che ogni uomo è portatore di una caratteristica di Dio. Lo Spirito, nell’interiorità del cristiano, suscita i diversi doni; essi provengono dall’uomo, ma sono, al tempo stesso, di Dio.
E’ un’unione perfetta tra Dio e l’uomo, che sono un’unica cosa, come l’uomo e la donna divengono una sola carne nel matrimonio. E non si comprende più chi è colui che opera: l’uomo, certo, ma in lui Dio.

5. Una salvezza donata e gratuita
Ancora due considerazioni, a margine del discorso.
C’è da notare che questi doni sono dati per essere usati per Dio e a lui ri-offerti. Lo Spirito ci dà i doni; noi li usiamo per Dio e ne gustiamo la bellezza e la gioia, sebbene non siano nostri, ma gratuitamente donati. Ed anzi sebbene, in realtà, sia lo Spirito ad operare “tutte queste cose”.
Questo ricorda un po’ lo sposo delle nozze di Cana, che si prende i complimenti per il vino, sebbene non abbia fatto assolutamente nulla, se non essere destinatario del dono di Gesù.
Ricorda anche la Messa, dove Dio riceve in offerta l’uomo Gesù e questo ci merita la redenzione, sebbene noi non abbiamo fatto nulla per meritarla.

6. Maria sposa di Dio
Se, poi, l’unione è così perfetta, si comprende perché Maria sia il “personaggio centrale” delle Letture, lei che, per prima, ha sperimentato lo sposalizio con Dio, l’unione con lui attraverso lo Spirito, la presenza in sé del frutto dell’amore, il Figlio di Dio fatto uomo.
A lei dedichiamo il pensiero finale di questa riflessione: Come un giovane sposa una Vergine, così ti sposerà il Signore.

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