20.1.10

III Domenica tempo ordinario - ANNO C

Domenica 24 Gennaio 2010



Neemia 8,2-4.5-6.8-10 Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso
Salmo 18 Rit.: Le tue parole, Signore, sono spirito e vita
1 Corinti 12,12-30 Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte
Lc 1,1-4; 4,14-21 Oggi si è compiuta questa Scrittura

1. Una Parola incarnata
Il Vangelo si apre con un annuncio, l'annuncio del Vangelo stesso, nel prosieguo del tema dell'inizio d'anno liturgico.
La traduzione italiana, purtroppo, non rende piena giustizia al testo. Il brano originale, al versetto terzo, più propriamente può essere reso così:
"E' parso bene anche a me, che ho fatto ricerche fin dall'inizio su tutto, accuratamente, di scrivertene con ordine"
Non è quindi che l'Evangelista compia le ricerche a seguito del diffondersi dei primi "resoconti ordinati" sugli accadimenti della salvezza, bensì tale diffusione suggerisce a Luca di scrivere il Vangelo, in quanto egli, fin dall'inizio, ha compiuto ricerche accurate.
Le ricerche cioè precedono la decisione di scrivere il Vangelo: possiamo immaginare che san Luca le abbia compiute per proprio conto, magari come espressione del proprio percorso di fede.
Esse non rimangono, però, fini a se stesse, ma l'Evangelista si sente ora chiamato a stenderle in modo ordinato, per l'utilità di tutti.
Ci si chiarisce, fin da subito, che il Vangelo è un messaggio "incarnato".
Necessita, infatti, della mediazione di persone che Dio ha specificamente incaricato all'annuncio verso tutta la comunità.

2. Comunità ministeriale
La prima lettura ce ne offre un chiaro esempio: il popolo ascolta la Parola, grazie a coloro che la proclamano; la comprende, e per questo è pieno di gioia (vs. 10), grazie ai leviti ed agli altri che la spiegano.
Addirittura, nei versetti quarto e settimo, omessi nella lettura liturgica del brano di Neemia, c'è l'elenco preciso, nome per nome, degli scribi e dei leviti che aiutano Esdra e Neemia a svolgere questo ministero di annuncio e spiegazione:
"Esdra, lo scriba, stava sopra un palco di legno, che era stato fatto apposta; accanto a lui stavano, a destra, Mattitia, Sema, Anania, Uria, Chilchia e Maaseia; a sinistra, Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullam" (Ne 8,4).
"Iesua, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Sabbetai, Odia, Maaseia, Chelita, Azaria, Iozabad, Anan, Pelaia e gli altri Leviti spiegavano la legge al popolo, e tutti stavano in piedi al loro posto" (Ne 8,7 - trad. "nuova riveduta" su http://www.laparola.net/)
Molto significativo il richiamo al "posto" di ciascuno (nella versione che prendiamo a prestito dalla traduzione  protestante) che si collega direttamente alla seconda lettura, con il famoso esempio paolino del "corpo", ove ogni membro è al suo posto, per il suo ruolo e la propria funzione.
Ed è sempre Paolo a ricordare i ruoli che ciascuno si vede affidati da Dio, che caratterizzano la comunità, secondo una precisa gerarchia.
La comunità cristiana è un corpo ordinato ("ben compaginato e connesso" Ef. 4,16) nella fedeltà ai ministeri affidati da Dio.

3. L'annuncio ordinato del messaggio
Da tale corpo ordinato nasce pure un annuncio ordinato, come ribadito dall'inizio del Vangelo di Luca; del resto mettere ordine, mediante distinzioni e ruoli diversi, appare la prima caratteristica dell'azione creatrice di Dio (cfr. Gn 1,1ss).
Tale annuncio è razionale, riscontrabile, può essere quindi compreso dall'uomo, che ne è coinvolto e ne fa parte, come confermano le molte sottolineature della prima lettura sulla "comprensione" che il popolo ha del Libro (Ne 8,2.3.8.12.); così come la possibilità che a Teofilo, "amico di Dio" in greco, viene offerta di "rendersi conto della solidità dell'insegnamento ricevuto".
Il Concilio Vaticano II conferma la stretta relazione tra Parola, trasmissione e corpo ecclesiale, quando afferma nella Costituzione Dei Verbum al § 9:
"La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura e la parola di Dio in quanto consegnata per iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione, essa trasmette integralmente la parola di Dio - affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli - ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza"
4. Il compimento
Il testo liturgico del Vangelo prosegue con il noto brano di Gesù nella sinagoga di Nazareth. Incentriamo l'attenzione su quanto solennemente Gesù afferma dopo aver letto il brano del profeta Isaia e con cui si conclude il testo:
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»
In che senso la Scrittura ascoltata "si compie"?
Certo, Gesù, come il profeta, è colui che, ripieno dello Spirito, annuncia il messaggio di salvezza e di liberazione che viene da Dio. Ma questo sarebbe riduttivo; il vocabolo indica la pienezza della realizzazione.
Giunge a compimento, quindi, non solo nel senso che Gesù è un nuovo profeta, un nuovo Isaia, ma proprio per il fatto che quanto annunciato dal profeta come promessa, si realizza.
Gesù è la realizzazione del messaggio: è la liberazione per i prigionieri, la vista per i ciechi, la libertà per gli oppressi; è l'anno di grazia per il Signore, è il lieto annuncio per i poveri.
E', cioè, Egli stesso la Parola, che si attualizza perché Egli, incarnato, vive ed è presente, in mezzo agli uomini.

5. La Parola incarnata
Si comprende allora la descrizione enfatica della prima lettura, con il pianto e la gioia del popolo. Rappresenta l'effetto della presenza, vera e reale, di Dio - attraverso l'annuncio della Sua Parola - in mezzo agli uomini. Non si tratta di una semplice parola di gioia o di consolazione, è Parola presente, che costituisce gioia, crea pentimento e consolazione.
E' viva, come una persona, anzi è una Persona.

6. Corpo di Cristo
Rimane, però, un ultimo quesito.
Anche dopo aver chiarito che la presenza della Parola è la presenza di Gesù, vivo e vero, possiamo dire che vale quanto si diceva all'inizio, sulla necessaria presenza della comunità e dei suoi ministeri per giungere alla conoscenza del Cristo stesso?
La risposta non può che essere positiva, alla luce della seconda lettura. La metafora delle membra, infatti, ha senso perché "voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra".
La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, è in essa che v'è la Sua presenza reale ed in essa si conosce Lui e la Sua rivelazione. Di converso la Chiesa, con il suo ordine e la sua struttura, ha senso perché è corpo di Cristo: Lui, Parola viva, ne è il Capo. 
Ci aiuta, in conclusione, ancora il Concilio, al § 8 della Lumen Gentium:

Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia. Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino.
Per una analogia che non è senza valore, quindi, è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l'organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cfr. Ef 4,16)

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